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Le imprese prendano esempio dagli uccelli migratori

Articolo pubblicato sull’edzione online del Sole 24 Ore Edizione Toscana e raccontato in radio nella rubrica Lapostrofo

Siamo in guerra. Fino al collo. Il nemico è corazzato e non cede di un millimetro. Non è la crisi economica. Gli anglofoni, il nemico, lo chiamano rentier: è un esercito compatto, gerarchizzato, eterogeneo, le sue fila le tiene insieme il minimo comun denominatore della rendita di posizione. Quella che percepiscono gli attori sociali: apparati politici cristallizzati, corpi intermedi in preda a narcolessia e partiti svuotati di rappresentanza.

Dall’altro lato della barricata ci sono avanguardie, network sociali alternativi e start-upper dell’innovazione che cercano di dare alle proprie idee gambe per camminare. Il risultato è un capitalismo refrattario all’etica, la rinuncia all’impegno nella vita pubblica e il via libera a corporativismo e pulsioni individuali. Impossibile vincere. L’unica soluzione è deporre le armi scariche del «nuovismo» e puntare alla costruzione di un vero e proprio ecosistema produttivo, politico e socio-economico all’interno del quale si muovono tutti gli attori che giocano la stessa partita, cioè rimettere in piedi i nostri territori e ritrovare una nuova coesione sociale. Dove le imprese, soprattutto quelle che innovano, si aggregano e investono in ricerca e sviluppo (e quindi sprigionano lavoro). In pratica l’idea è che per raggiungere l’equilibrio tra le varie componenti portatrici di interessi qualunque sia la loro sfera di appartenenza, sia necessario che queste collaborino: senza cooperazione non c’è crescita e quindi innovazione. I suoi termini chiave sono merito e cooperazione. In poche parole: via il campo di battaglia, fine della guerra. L’ecosistema può essere qui ed oggi. Ecco due esempi.

L’ecosistema passa per un migliore trasferimento delle risorse economiche che permettono a chi innova di farlo in condizioni ottimali. In Toscana questo compito spetta agli incubatori d’impresa. Uno studio Banca d’Italia nella nostra regione ha censito 10 incubatori d’impresa: un numero elevato (se si contano anche quelli non censiti che si forgiano comunque ditale titolo, troppi e spesso pubblici) rispetto alle altre regioni, considerato che la Toscana non è né la più estesa né la più popolosa. Il Trentino-Alto Adige con sole 2 strutture, incuba lo stesso numero di imprese della Toscana, impiegando un terzo in meno di addetti rispetto alla nostra regione.

Migliorare l’allocazione delle risorse pubbliche destinate all’innovazione significa che un giorno queste imprese possano diventare adulte, entrare nel mercato e creare nuovi posti di lavoro. Utilizzare e destinare queste risorse su base produttiva e non assistenziale. Ecco il merito. A questo si deve aggiungere un ruolo maggiormente protagonista delle associazioni di categoria (o di nuovi reti che potrebbero prenderne il posto)che devono aggiornare la loro politica di servizi e saper rappresentare bene le nuove esigenze delle imprese offrendo nuovi strumenti, compito non facile guardando alla attuali condizioni in cui versano.

L’ecosistema vive anche di cooperazione. Penso a quanto portare una piccola azienda all’estero sia complesso. Spesso questa è troppo piccola per dare vita da sola a quelle innovazioni che le permettono di muoversi verso una competizione che da locale diventi globale.

Ecco la risposta: distretti e reti d’impresa. Il meccanismo è lo stesso usato dagli ibis, gli uccelli africani. In caso di migrazione questi pennuti volano in formazione a V: un esemplare al vertice e altri disposti in modo che ciascun individuo sia leggermente spostato verso l’esterno. In questo modo ogni uccello sfrutta la scia creata da quello che gli sta davanti riducendo l’attrito dell’aria e acquistando maggiore velocità..

Una nuova relazione fra vertice e privati può favorire incentivi per modelli di business alternativi che superino l’ostacolo. L’esempio è proprio il contratto di rete che crea collaborazione tra imprese e consente loro di realizzare progetti ed obiettivi condivisi nell’ottica di incrementare competitività sul mercato internazionale. La crisi economica ormai ha selezionato in maniera darwiniana i soggetti più forti e ha messo la nostra generazione di fronte a una sola verità: tocca a noi.

 

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