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Per la Toscana non c’è più tempo da aspettare. Innovazione, ricerca e scelte per rilanciare la regione in prospettiva internazionale.

Articolo pubblicato originariamente nell’inserto di Economia & Lavoro per il Centro Italia de La Nazione del 25 novembre 2019

Precisamente un anno fa esprimevo nelle pagine di questo inserto alcune considerazioni sulle sfide dell’innovazione e sul ritardo che la Toscana sta accumulando rispetto alle altre regioni italiane e, ancor di più, rispetto alle regioni europee in termini di crescita di aziende innovative, valorizzazione di talenti e contaminazione tra aziende con forte know how e start up, università e centri di ricerca. E’ passato un anno e la preoccupazione resta. Nessun intervento sostanziale è stato promosso, nessun miglioramento in termini numerici è stato registrato. Ma quello che spaventa di più è il rischio che sia stata sottovalutata la portata della rivoluzione digitale in corso che sta mutando il mercato (sempre più globale), sta proponendo nuove modalità di comunicazione e interazione, sta creando opportunità e facilitazioni nello scambio di beni così come nel meccanizzare un processo aziendale ma nello stesso tempo è una rivoluzione ricca di contraddizioni e rischi, ancora in parte sottovalutati, legati alla sicurezza, alle implicazioni, anche etiche, dell’interazione uomo — macchina e all’accrescimento di potere in mano a poche aziende diventate veri e propri monopoli globali.

Tuttavia in quest’anno, anche nella nostra Toscana, è stato registrato un interesse maggiore e una curiosità sempre più crescente nei confronti di questo variegato mondo dell’innovazione: eventi, formazione mirata, contest, sistemi di matching tra imprese innovative e tradizionali e tra Pa e privati. Ma la partita è lunga e il progetto deve essere di lungo periodo, altrimenti gli interventi proposti e le misure attivate non potranno essere valutate in termini di produttività e crescita del nostro sistema. Provo in questa sede a proporre alcune considerazioni, basate anche sul punto di osservazione privilegiato in cui mi trovo tra una formazione e un interesse legato alla politiche di sviluppo e allo studio dei fenomeni sociali e un ruolo sul campo come fondatore e amministratore di una start up innovativa.

Digital Transformation

Bisogna farsene una ragione, la tecnologia sta cambiando quotidianamente la nostra vita e lo sta facendo con una velocità impressionante. Questo cambiamento riguarda tutti: cittadini, imprenditori, dipendenti sia del pubblico che del privato, studenti e ricercatori, giovani e adulti. L’intelligenza artificiale, i milioni di dati che produciamo con i nostri smartphone, la blockchain e le monete virtuali ci portano a dover fare i conti con la tecnologia. L’arrivo del 5G porterà poi le città e le regioni, anche quelle italiane, ad essere sempre più smart e connesse e quindi con un grado di complessità maggiore nella gestione dei servizi pubblici e nell’interazione tra cittadini e governo del territorio. Davanti a questo cambiamento costante e dirompente, servono competenze, capacità specifiche, adattabilità alle innovazioni. Quindi, un sistema di formazione e informazione mirato a fornire strumenti, skills e visione sempre più in linea con le sfide che tutti gli attori in gioco sono costretti a combattere quotidianamente.

Per questo serve un maggiore impegno a immaginare e costruire figure capaci non solo di applicare la tecnologia e “inventare” prodotti o servizi nuovi ma anche figure capaci di decodificare e interpretare i cambiamenti e le prospettive che la tecnologia sta portando nella nostra quotidianità.

Ricerca e sperimentazione

Il nuovo spaventa. La tecnologia impaurisce. Il cambiamento crea conflitto. Ma questo non vuol dire non provare a sperimentare il nuovo, a proporre delle tecnologie che potrebbero migliorare la performance di un’azienda o di una pubblica amministrazione. Mi spiego meglio. Un’innovazione tecnologica radicale in un processo aziendale è una scelta di campo forte e dirompente che richiede importanti investimenti. Però un avvicinamento a questo cambiamento con progetti di ricerca e sviluppo mirati ad un settore specifico o ad una parte del processo potrebbe essere una dimostrazione di come, con investimenti minori, si riesca comunque a poter immaginare l’impatto dell’innovazione nell’intero sistema. Le misure dell’industria 4.0 e, comunque, progetti di natura sperimentale promossi dal sistema pubblico (anche comunitario) vanno in questa direzione. Questo riguarda sia il privato che il pubblico.

E su questo bisogna investire per poter comprendere le potenzialità dell’innovazione, toccandola con mano e osservando, anche in piccoli contesti o settori, quelli che potrebbero essere i benefici e le opportunità che offre e potenziando il sistema di incentivi o sgravi per chi investe in ricerca e sviluppo e chi testa tecnologie anche con progetti sperimentali.

Scelte e rischi da correre

Si parla di innovazione, si parla di trasformazione digitale della società, si parla di cambiamento, quindi si parla di rischi da correre e scelte da prendere con carattere e strategia. Rischi e scelte che riguardano chi propone una legge o delle misure a sostegno dell’innovazione, quindi della classe dirigente che vuole guidare un cambiamento e proporre interventi che dovranno essere misurabili in termini di crescita, dinamismo e nuove opportunità.

Ci vuole coraggio e ci vuole una visione chiara di come veicolare risorse e messaggi nel guidare questa rivoluzione digitale e adattarla alle particolarità del contesto regionale toscano. Manca uno slancio, un segno di vita, mancano delle scelte. Chi perde in questa partita sono i giovani che si trovano a fuggire in cerca di aria nuova e di opportunità, sono le imprese a cui manca la base per poggiare nuove idee e perde tutto il sistema dell’innovazione a cui manca un contesto territoriale attrattivo e fertile per far crescere idee e intuizioni.

 * Marc Chagall – Introduzione al teatro ebraico (Particolare). Tempera e caolino su tela, 1920. Mostra di Marc Chagall a Mantova 2018: “come nella pittura, così nella poesia”

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