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L’oroscopo dell’innovazione, si chiude un inconcludente 2018 e si prega per un migliore 2019

In un mondo che corre veloce e investe in innovazione l’Italia inizia a muoversi solo adesso. Quasi tutti ormai beneficiano delle facilitazioni offerte dalla tecnologia, quasi nessuno si chiede a quali compromessi è sceso per ottenerle, ma troppi sono pronti a criticare il nuovo senza conoscere e senza avere gli strumenti per farlo.

Ci siamo lasciati alle spalle un 2018 caotico sul fronte dell’innovazione, caratterizzato da molti avvenimenti e notizie più o meno positive riguardanti il nostro ecosistema. L’Italia, dopo un bel po’ di anni quasi immobilismo, sta muovendo i primi passi in avanti, si sono affacciate timidamente nuove figure esportate dal mondo anglosassone come i venture capitalist e i business angel, si cominciano ad osservare e studiare casi concreti di open innovation e integrazione tra industrie mature e start up innovative, cresce il numero delle startup stesse (ad oggi più di 9.000 in tutta italia con un picco di 2000 in Lombardia). Tuttavia dobbiamo certificare ancora una volta un dato legato alla scarsissime produttività: poco più di 250 startup superano i 500mila euro di fatturato secondo i dati delle relazione annuale di Banca d’Italia.

Un segnale incoraggiante invece lo abbiamo recuperato dal rapporto “Tech Scaleup Italy” realizzato da Mind The Bridge, nei primi sei mesi del 2018 sono nate 23 nuove scaleup (società innovative che hanno raggiunto un grado di maturazione superiore alle startup) e sono stati raccolti 335 milioni di dollari. L’importo si avvicina a quello ottenuto durante tutto il 2017. Una buona notizia, appunto, che però non basta per ricucire il divario con i maggiori ecosistemi europei che da anni hanno investito e creduto maggiormente nell’innovazione, nella tecnologia e nella creatività.

Il 2018 si è concluso con l’approvazione in extremis della manovra finanziaria, di solito il Senato e la Camera si esprimono prima di Natale, questa volta abbiamo atteso il cenone dopo la lunga trattativa con l’Unione Europea. Ebbene, questo testo, che vedrà poi i decreti attuativi spalmarsi durante i prossimi anni, ha inserito delle novità sul tema innovazione, nel capitolo nuove tecnologie è stato previsto un fondo per il sostegno al venture capital di 30 milioni e un aiuto, da capire in quali modalità, a chi vuole sviluppare blockchain, intelligenza artificiale e sistemi di Internet of Things. A questo si aggiunge la conferma del pacchetto Industria 4.0 e interventi in materia di formazione legata alle nuove tecnologie.

Segnali incoraggianti, appunto, che certificano almeno un inserimento nell’agenda politica dei temi considerati da parte della comunità internazionale decisivi per i prossimi anni ma che certificano ancora di più un ritardo culturale sul tema generale dell’innovazione. Senza nessun obiettivo di confronto ma solo per constatare un fatto e una scelta, la Cina lo scorso agosto ha lanciato una sfida al mondo. Un fondo di venture capital statale che avrà una dotazione di 40 miliardi di yuan (5,8 miliardi di dollari). Obiettivo dichiarato, finanziare realtà imprenditoriali in settori ritenuti strategici per il futuro tecnologico del Paese. Il protagonista è uno su tutti: l’intelligenza artificiale. Questo recente intervento si aggiunge al piano Made in China 2025, il programma di avanzamento digitale e tecnologico varato dal governo nel 2015 con l’obiettivo di trasformare la fabbrica del mondo in un mega industria 4.0.

Come anticipato non possiamo minimamente paragonare le azioni italiane con gli interventi di un paese come la Cina ma, tuttavia, questo spaccato ci fa comprendere la posta in gioco e come questa sia dietro l’angolo.

Nella piccola e bellissima Firenze, nella nostra disordinata sede ormai da tempo discutiamo di questi temi e ci confrontiamo su quelle tematiche che inizialmente pensavamo fossero le sfide del futuro ma che ormai, bruciando le tappe, sono diventate il nostro quotidiano. L’Intelligenza Artificiale è già tra di noi (nella nostra sede di sicuro, grazie a Calinda e Iframe) e molti non se ne sono neanche accorti; la blockchain ha già nel suo curriculum fenomeni globali e controversi come i Bitcoin e ora inizia a far sentire la sua dirompenza nelle sfera pubblica e nel mondo privato; giornalmente utilizziamo social network o piattaforme digitali per informarci, prenotare un viaggio o ordinare qualcosa da mangiare a casa.

Quasi tutti ormai beneficiano delle facilitazioni offerte dalla tecnologia, quasi nessuno si chiede a quali compromessi è sceso per ottenerle, ma troppi sono pronti a criticare il nuovo senza conoscere e senza avere gli strumenti per farlo. Per questo motivo, nelle nostre note, negli interventi che proponiamo nelle scuole, nelle Università così come nelle istituzioni cerchiamo di raccontare quello che stiamo osservando da tempo ovvero una scarsa cooperazioni degli attori in campo e un divario generazionale e di conoscenza ormai alla luce del sole, colmabile solo attraverso un processo capillare di alfabetizzazione digitale e di formazione all’innovazione, a partire dalle scuole fino ai capi di azienda e alle pubbliche amministrazioni. Questa è la nostra piccola sfida per tenere il passo dei grandi e comprendere appieno le trasformazioni che stiamo vivendo

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