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Lapostrofo in radio. Omnia sunt communia

Nelle scorse settimane abbiamo iniziato un piccolo tour alla scoperta di idee e pratiche innovative che stanno, per così dire, aggiornando le nostre vite. La tecnologia e la conoscenza condivisa hanno infatti permesso negli ultimi anni di introdurre intelligenti modifiche alle più radicate consuetudini di consumo e produzione. Se le prime tappe del nostro excursus sono state dedicate ai temi dell’impresa, oggi ci sposteremo alla più familiare superficie della quotidianità, quella fatta di consumo e disponibilità limitata di tempo e beni. Detto in termini meno astratti, affronteremo il tema del consumo collaborativo e dell’economia della condivisione.

Benchè non siano proprio il mio forte, ricorrerò ad un esempio. Poniamo il caso che per indole siate un viaggiatore, uno che appena il lavoro e gli impegni lo permettano fa la valigia, e ci si vede la prossima settimana. Ipotizziamo, però, che abbiate un budget limitato. Niente primo bagno alle Baleari? Meglio rimandare a tempi migliori il fine settimana di mostre e concerti a Londra? Forse. O forse no. Perché se tre giorni in hotel ad un prezzo ragionevole possono sembrare una chimera, c’è oggi possibilità di accedere ad un mercato in cui chi ha una stanza o un appartamento da affittare può contattare direttamente chi cerca un affitto, liberando entrambe le parti dai classici costi di intermediazione e transazione. Che si opti per un classico scambio monetario, in cui l’inquilino paga un affitto con canone giornaliero o settimanale, o piuttosto si decida di scambiare notti in cambio di notti, ospitando in casa propria qualcuno a titolo gratuito per maturare a vostra volta la possibilità di essere ospitati senza dover pagare, il concetto, comunque, rimane uno: il bene di cui avete proprietà assume in questa nuova modalità di scambio un ruolo nuovo, diventa un valore condiviso all’interno di una comunità che può usufruirne ad un prezzo minore rispetto ai mercati tradizionali o, addirittura, attraverso una modalità del tutto innovativa come il baratto.

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Il motto di Thomas Müntzer che dà il titolo a questo post è utilizzato a mo’ di boutade, ma vale la pena riprenderlo per quello che ha rappresentato: un riferimento logico-teologico capace di trasmettere la crociata del predicatore tedesco il cui scopo era fare a pezzetti il feudalesimo. Se la proprietà privata feudale era modellata sulla particolare struttura pattizia che tagliava fuori la stragrande maggioranza della popolazione, oggi pare di assistere ad un movimento molto meno radicale che sfruttando l’intelligenza sociale e le nuove tecnologie vuole rispondere alla domanda di consumo anche di chi altrimenti non potrebbe permettersi certi lussi che poche volte nella propria vita.
Il modo di pensare che sta dietro a questo tipo di interazioni economiche è quello che privilegia l’efficienza, incita a dare valore a tutte le risorse disponibili e riduce gli sprechi. Tornando alla pratica, è come per Blablacar, ovvero il servizio di condivisione delle spese di trasporto che rende ogni posto auto vacante in una potenziale risorsa sia per il proprietario del veicolo che per chi cerca un passagio. Le possibilità di un simile approccio economico non sono certamente capaci di determinare una completa inversione delle regole del mercato, ma è indubbio che hanno introdotto una significativa quantità di intelligenza alle dinamiche impersonali della concorrenza imperfetta. E allora condividete anche voi.

 

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